PRIMA MISSIONE OPERATIVA DI UN AB 47G
(Rivista Marittima Gli elicotteri della M.M. Giuseppe IACONO)
La prima missione operativa di un "AB 47G" della Marina avvenne nel maggio del 1956. Le unità della Squadra Navale devono mettere a punto i radar di bordo. Per la taratura occorre un bersaglio radarabile pressochè immobile, a distanza e quota prestabilite. Un elicottero andrebbe benissimo, e poichè la Marina ne ha tre sull'aeroporto di Frosinone, si pensa di impiegarli.
Il volo viene pianificato con la cura posta da Lindbergh nel famoso raid New York-Parigi (20-21 maggio 1927). Il capitano Roncallo si occupa della parte tecnico-logistica; i piloti del piano di volo, con particolare riferimento ai rifornimenti di carburante, tenuto conto che l"AB 47G" ha poco più di due ore di autonomia a 70 nodi di velocità.
Il personale della Marina al completo si trsferisce a La Spezia; un camion trsporta il materiale di supporto tecnico-logistico.
I tre piloti si alternano ai comandi di volo a coppie nelle tre tratte del percorso Frosinone-Roma Urbe-Firenze-La Spezia. Nel campo sportivo dell'Arsenale di La Spezia, l'elicottero rimane all'aperto con le cappottine impermeabili.
Il giorno successivoha luogo il briefing a bordo.
Le disposizioni in sostanza sono: "portarsi esattamente a 4 miglia ad est del molo Varricella, a 4.000 piedi di quota e rimanere fermi il più possibile in quella posizione".
Carrillo accenna: "rimanere immobili a quella quota sarà un pò difficile".
"Provateci, viene risposto, se incontrate difficoltà... ne riparleremo"
L'indomani tutto procede comeprevisto, anche se l'elicottero proprio fermo non risce a stare. Il giorno dopo, altri voli. C'è vento da terra, non tanto forte da impedire il decollo, ma fastidioso per via delle raffiche e della turbolenza. L'elicottero viene guidato al radar sul punto prestabilito.
"MARI UNO, siete in posizione, inizia la taratura, passo".
Il T.V. Carillo ed il S.T.V. Iacono iniziano il volo a punto fisso. L'elicottero fa un pò le bizze, come un purosangue prima del segnale di partenza; mantenerlo fermo è un vero problema. I minuti sembrano eterni. La monotonia di quel particolare tipo di volo è interrotta dai saltuari sballottamenti. Improvvisamente l'elicottero comincia a perdere quaota. Carrillo aumenta il passo collettivo e la manetta, mentre dà "piede sinistro". Niente da fare. La quota continua a diminuire più rapidamente, mentre le vibrazioni diventano più forti.
"Mi venga un colpo... non sarà..." si chiedono all'unisono i due piloti. E' proprio quello che pensano, il "VORTEX RING*", fenomeno aerodinamico tanto raro quanto pericoloso.
Automaticamente intervengono sui comandi applicando gli insegnamenti ricevuti a Frosinone: collettivo giù, ciclico in avanti, per acquistare velocità di traslazione. Le vibrazioni cominciano a diminuire di intensità. Quando sono completamente cessate, gli strumenti indicano velocità 60 nodi, quota 2.300 piedi. In pochi secondi l'elicottero ha perduto 1.300 piedi.
Raccontare un'esperienza del genere richiede molte parole e molto tempo; viverla è una questione di attimi, interminabili.
Durante le successive missioni di taratura radar effettuate nei sei giorni di permanenza a La Spezia vengono descritte orbite circolari a basse velocità.
*Si tratta di una condizione di volo potenzialmente pericolosa se si verifica durante le operazioni in volo stazionario. Lo stato di VORTICE o ANELLO VORTICOSO si forma quando si ha una discesa verticale costante. In questa situazione l’aria che viene spinta al di sotto dell’elicottero, ancora turbolenta perché rimpiazzata continuamente da quella nuova, incomincia a risalire fino a quando l’elicottero si trova in una condizione di aria completamente instabile, poichè si forma una sorta di bolla isolata che ha la forma di una ciambella che circonda il disco rotore. Questa circolazione a circuito chiuso non permette alcuna possibilità di ricambio dall’esterno. In altre parole la macchina “nuota” in una bolla di aria isolata. In questa situazione infatti si viene a formare velocemente un ANELLO VORTICOSO, che avvolge completamente l’aeromobile. Il rotore non è più attraversato da aria nuova; non fa altro che affettare sempre la stessa massa d'aria che gli circola intorno sopratutto nella zona periferica delle pale, mantenendo questo sistema in uno stato stagnante e chiuso in se stesso.